Futuro dei contributi export: non solo rifinanziamento Simest, in arrivo 50 milioni per Temporary export manager da Invitalia

Il futuro dei contributi export tra legge Bilancio e rifinanziamento Fondo 394-81

Nella prossima legge di Bilancio la Farnesina vuole rendere strutturali gli interventi per l’export promossi durante l‘emergenza Covid, complici anche le risorse che arriveranno dal Recovery fund. A dirlo il ministro degli Esteri Di Maio a pochi giorni di distanza dalla richiesta delle imprese di rifinanziare il Fondo 394 di SIMEST. 

Circola ormai da fine settembre la notizia che le risorse del Fondo 394-81 gestito da SIMEST sono sostanzialmente esaurite. A comunicarlo era stato infatti lo stesso ministro degli esteri Luigi Di Maio durante un'audizione alla Camera il 23 settembre, confermato subito dopo dal presidente di SIMEST Pasquale Salzano.

Immediata, a quel punto, la richiesta delle imprese di rifinanziare il Fondo, reiterata in ultimo dalla vice presidente per l'internazionalizzazione di Confindustria Barbara Beltrame durante la tre giorni di digital conference sul futuro del Made in Italy promossa dal Sole24Ore, a cui hanno preso parte anche Di Maio e Salzano.

Davanti ad uno stanziamento di 1,3 miliardi, ha infatti comunicato il numero uno di SIMEST, le richieste finora presentate al Fondo valgono 3,1 miliardi di euro.

Numeri che confermano il successo della misura che, proprio per rispondere all’emergenza Covid, è stata potenziata eliminando l’obbligo di presentare garanzie e inserendo una componente a fondo perduto fino al 50% dell’agevolazione concessa.

Un restyling non di poco conto dato che, comunica Di Maio, l’85% delle imprese che ha deciso di accedere a questi fondi lo ha fatto per la prima volta.

E’ in questo contesto, quindi, che va inserita l’affermazione del ministro degli Esteri secondo cui “la grande sfida che adesso abbiamo nella legge di Bilancio, in cui ci saranno anche i fondi del Recovery, è rendere strutturali gli interventi fatti nell’emergenza Covid

 

Patto per l’export: per il futuro si guarda anche al Recovery fund

finanziamenti SIMEST sono uno dei sei pilastri del Patto per l’export, l’intesa programmatica firmata lo scorso 8 giugno alla Farnesina dai principali attori istituzionali dell'internazionalizzazione e da tutte le associazioni di categoria. 

Un grande programma di rilancio dell'export che mira a fare sistema, sincronizzando il lavoro di tutti gli attori in campo, a cominciare dalla galassia SACE-SIMEST e dall’ICE.

Il Patto è già operativo. Molti degli interventi previsti, infatti, sono già in azione, come la formazione e l'informazione per le imprese, il lancio ormai prossimo della campagna di comunicazione globale sul Made in Italy e, appunto, i finanziamenti SIMEST.

Tutte cose, aveva ricordato Di Maio durante l'audizione alla Camera, che in questo momento si stanno finanziando con le risorse del bilancio dello stato italiano. “Il nostro obiettivo - prosegue però il Ministro - è di continuare a finanziare, anche con le progettualità del Recovery fund, gli strumenti che le imprese ci dicono stiano andando bene”, assieme ai Temporary e ai Digital export manager.

 

Cosa prevede il Patto per l’export per i TEM

Oltre ai finanziamenti SIMEST già operativi per i Temporary export manager - i TEM infatti sono una delle sette attività per le quali si possono richiedere le agevolazioni del Fondo 394-81 - il Patto per l’export prevede anche incentivi per l’inserimento temporaneo in aziende di TEM e Digital Export Manager (DEM), grazie ai fondi del Piano Straordinario per il Made in Italy.

La misura  “sarà attuata grazie ad una Convenzione operativa tra MAECI e Invitalia, individuato quale soggetto gestore”.

Si tratta, nello specifico, di un “contributo a fondo perduto sotto forma di voucher per il cofinanziamento al 50% di TEM/DEM” per il quale sono stati stanziati 50 milioni di euro.

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