Confimi Sanità chiede l'intervento del Governo sul payback. Pulin, "le imprese fanno innovazione e ricerca, non viziano la spesa pubblica".

“Ci amareggia constatare che lo Stato consideri le imprese responsabili della extra spesa pubblica dedicata al comparto sanità” così Massimo Pulin, imprenditore e presidente di Confimi Industria Sanità commentando la circolare relativa ai provvedimenti del cosiddetto payback.

“Queste considerazioni manifestano un radicato sentimento di sospetto verso chi fa impresa” sottolinea dispiaciuto Pulin “pensare che le aziende spingano lo Stato a spendere anche laddove non ce ne sarebbe bisogno è deludente considerato che in Italia sono le PMI a dare lavoro a oltre 16 milioni di persone, a investire in ricerca e innovazione, a fare formazione tecnica”.

“Il ragionamento è inoltre paradossale” tiene a spiegare il presidente di Confimi Industria Sanità “Questa extra spesa è stata quantificata: la metà dello scostamento del budget per il Legislatore è da imputarsi direttamente alle aziende e pertanto si può e si deve chiedere indietro”. “È come dire che il mondo produttivo paghi per l'incapacità che ha il pubblico nel tenere i conti in ordine”.

“Se esiste una sanità di livello in Italia – tiene a precisare il presidente Pulin - è proprio grazie a imprenditori che sviluppano soluzioni innovative, che esplorano continuamente il mercato mondiale alla ricerca di prodotti nuovi e più funzionali. Imprese che sono costantemente di supporto in ogni fase dell'attività sanitaria di amministrativi, medici, infermieri e pazienti. Imprese che occupano personale della più alta professionalità e forniscono continuo supporto alla pubblica amministrazione centrale e alla ricerca accademica, con l'unico scopo di portare sul mercato - e quindi a disposizione dei cittadini pazienti - dispositivi sempre più efficaci e accessibili”.

“Ci auguriamo - continua ancora Confimi Sanità e l’appello va al nuovo Governo che ha ereditato questa situazione – che questa normativa sia presto superata e che se lo Stato in futuro intenderà chiedere uno sforzo economico per sostenere le difficoltà intervenga tramite un eventuale tassazione: non ci siamo mai tirati indietro e la pandemia ne è un recente e lampante esempio”.

Non solo un danno alla reputazione, se così lo vogliamo chiamare, anche al bilancio delle imprese spiega Pulin in conclusione “nel frattanto, le aziende che operano nel settore sanità saranno costrette a spostare risorse importanti verso gli studi legali che difenderanno il diritto di ogni imprenditore a vedere rispettati i propri contratti e a non vederseli ridiscutere con 5 e più anni di distanza”.

“Auspichiamo che avviando un dialogo con il Ministro Schillaci questa antipatica situazione si risolva nel breve e che si arrivi a una proficua collaborazione tra pubblico e privato” chiosa il presidente di Confimi Sanità.

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